mercoledì 26 ottobre 2016

Saldi di fine scuola

L'avevo notato quando Ieie faceva la prima elementare, poi avevo lasciato perdere, erano altri tempi, mi ero detta, "parliamo di oltre trent'anni fa" ridevano conoscenti e amici facendomi sentire come quelle vecchine che da bambina vedevo rimbrottare con biasimo i giovani troppo disinibiti.
Poi, quest'anno, con la Lolla sbarcata alle elementari, non ho saputo resistere e sono andata a rivedere i miei vecchi quaderni di prima. E ho avuto la conferma.
Dopo un mese di scuola, noi già scrivevamo in corsivo, con la penna, sul quaderno a righe. Oggi, per quella che è l'esperienza con i miei figli, si va avanti con lo stampatello (maiuscolo) fino a novembre, e il corsivo, le righe, la penna, arrivano solo dopo Natale.
Cos'è, noi eravamo più bravi, più intelligenti? Da quel che mostrano i miei quaderni, un mese dopo l'inizio della scuola il corsivo era ben padroneggiato, le pagine ordinate, i margini rispettati.
Il mio quaderno a un mese dall'inizio della scuola
Ok, ho pensato, forse ai miei tempi non tutti riuscivano a raggiungere quei risultati, forse la maestra andava avanti trascurando chi rimaneva indietro e portandosi appresso lacune insanabili. I ritmi estremamente rallentati di oggi consentono invece di tenere tutti allo stesso livello. Ma è questa la soluzione? Per aiutare chi ha più difficoltà abbiamo facilitato la scuola. Che è come dire che chiudendo le aziende, peggiorando i trasporti e abbassando la qualità dei servizi sanitari del Settentrione saneremo finalmente il gap tra Mezzogiorno e Nord Italia.
Impegnarsi meno per impegnarsi tutti, potrebbe essere lo slogan di questo contratto di solidarietà della scuola, dove nessuno vince: chi è meno dotato, perché non viene aiutato a crescere, e chi ha invece maggiori talenti perché non saranno valorizzati.
A un mese dall'inizio della scuola, oggi
A tutto ciò si aggiunge una parcellizzazione, delle maestre (in media quattro o cinque per classe), dei libri, dei quaderni (sette, uno a materia e infatti in poco più di due anni Ieie ne ha consumati quanti io in tutte le elementari), che non fa che confondere i bambini. Ieie, per non sbagliarsi, se li porta tutti appresso nello zaino che nemmeno quando giravo col Rocci era così pesante. La Lolla, invece, è già la terza volta che si confonde sui libri da lasciare a scuola e quelli da portare a casa. Ma d'altronde non sa nemmeno leggere, cosa le si può rimproverare?
Non so, sono davvero amareggiata. Non riesco a gioire di tutti i bravissimi che i miei figli portano a casa, se le pagine sono disordinate, pasticciate e a volte con degli errori. Mi sembra che la scuola incoraggi la mediocrità. E di questo non incolpo le maestre, che si limitano a seguire un programma, ma un sistema che ha svalutato l'importanza dello studio. Il sistema, e anche noi genitori.
E' di qualche giorno fa la domanda stupita di una mia amica "ma come, i tuoi figli hanno compiti di sabato?". Esce fuori che nella classe di suo figlio le mamme hanno convocato una riunione con la maestra, protestando contro i compiti al sabato che impediscono alla famiglia di andarsi a divertire.
Proprio così.
Inutile dire che le mamme hanno avuto la meglio, e non è il primo caso simile che sento.
La verità è che noi genitori siamo i primi a voler facilitare la vita ai nostri ragazzi, in maniera eccessiva e ingiustificata. Una volta cresciuti, però, quando scopriranno che al lavoro non esiste orario, non ci sono sabati né domeniche e spesso, nonostante tutto questo, il salario non corrisponderà alla fatica fatta, potrebbero accusarci di averli imbrogliati.

venerdì 21 ottobre 2016

Il sesso inutile

Nel 1960 a Oriana Fallaci, giornalista dell'Europeo, viene proposto un reportage sulla condizione delle donne nel mondo. In un primo momento rifiuta, la cosa la mette a disagio poiché "le donne non sono una fauna speciale" e non capisce perché "debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico". Sarà un incontro con una sua conoscente, giovane, carina e di successo, ma profondamente infelice e convinta che quello femminile sia il sesso inutile, la stessa che ispirerà il personaggio di Giovanna in Penelope alla guerra, a farla ritornare sui suoi passi. 


Mi venne in mente che i problemi fondamentali degli uomini nascono da questioni economiche, razziali, sociali, ma i problemi fondamentali delle donne nascono anche e soprattutto da questo: il fatto d'essere donne.


E' l'origine de Il sesso inutile, un reportage le cui tappe sono le stesse di Phileas Fogg ne Il giro del mondo in 80 giorni, e che tocca quindi diversi Paesi asiatici (Pakistan, India, Malesia, Cina e Giappone) le Hawaii e gli Stati Uniti. Il resoconto lascia scoperta una buona fetta di mondo, ma investe Paesi percorsi da venti di cambiamento: l'India post Gandhi, la Cina di Mao e il Giappone ricostruito sotto l'egida del generale Mc Arthur. Anche per questo molte situazioni parrebbero oggi già superate e nel lettore resta il dubbio su quale sia, attualmente, la condizione della donna in quei contesti. Il libro tuttavia, oltre ad essere un ulteriore esempio dell'acume e della capacità di analisi della Fallaci, mai banale nelle sue osservazioni, ci illumina sul passato di molti popoli e, si sa, la storia è essenziale per comprendere il presente,


Il concetto del matrimonio come contratto sociale anziché come atto d'amore è un concetto asiatico che resiste da millenni sull'intero continente e che gli europei comprendono poco.


e ci presenta cambiamenti le cui conseguenze possiamo individuare nelle nostre società. Basti pensare a quell'omologazione che aveva investito, fino a far perdere loro ogni peculiarità, le isole hawaiane e che rappresenta i primordi dell'odierna globalizzazione. O quella corsa alla limitazione delle nascite che faceva giubilare il Giappone perché finalmente, nel 1957, la percentuale delle morti era pari alle nascite.
C'è spazio anche per la condizione della donna nell'Islam, un tema che, all'epoca, non si immaginava sarebbe divenuto di scottante attualità.


C'è molto sole sui Paesi dell'Islam: un sole bianco, violento, che accieca. Ma le donne mussulmane non lo vedono mai: i loro occhi sono abituati all'ombra. Dal buio del ventre materno esse passano al buio della casa paterna, da questa al buio della casa coniugale, da questa al buio della tomba. (...)Sono dunque le donne più infelici del mondo, queste donne col velo, e il paradosso è che spesso non sanno di esserlo perché non sanno ciò che esiste al di là del lenzuolo che le imprigiona.


Ma, in definitiva, c'è qualcosa che accomuna le donne a qualsiasi latitudine vivano? Un aspetto c'è, e la Fallaci ce lo rivela, come un'illuminazione, nel finale, mentre discorre con un'annoiata newyorkese, il prototipo della donna realizzata. E' una conclusione amara, spiazzante, che pone a ognuna di noi più di un interrogativo.
Ma questo è un capitolo a parte. E prima di affrontarlo, la lettura del libro è ampiamente consigliata.


Oriana Fallaci, Il sesso inutile, Bur