Incontriamo i Baltimore, brillante avvocato lui, bellissimo medico lei, un figlio, Hillel, che è un concentrato di intelligenza e sagacia; residenza nell'esclusivo quartiere di Oak park, vacanze negli Hamptons: tutto questo non ha fatto che alimentare nel giovane nipote Marcus Goldman (sì, proprio lui, il protagonista de La verità sul caso Harry Quebert!) una sorta di venerazione. I Baltimore altro non sono che i Goldman di Baltimora, ovvero il ramo più fortunato e facoltoso della famiglia di Marcus, che appartiene invece ai Goldman di Montclair, alias comuni mortali.
Sin da ragazzino, affascinato dal tenore di vita, ma soprattutto dal carisma dei parenti del Maryland, Marcus ha dedicato ogni festività e ogni vacanza scolastica ad andare a trovare zii e cugini. Cugini, sì, perché per tutti, i Goldman erano quattro. Con loro viveva anche l'orfanello Woody che, dopo aver aiutato Hillel ad affrontare un gruppo di bulli particolarmente aggressivi, si era legato a quest'ultimo ed era stato accolto come uno di famiglia.
Anche Marcus entra subito in sintonia con Woody e tutti e tre, a ogni vacanza, ricostituiscono la gang dei Goldman. La storia di questa amicizia Marcus ce la racconta partendo a ritroso dal 1989 e subito intuiamo che qualcosa, nel tempo, è cambiato. C'è lo spettro di una Tragedia che è entrata nelle loro vite e il racconto è un conto alla rovescia, inframmezzato da squarci di presente e passato prossimo, fino a questo avvenimento. C'è anche una donna, Alexandra, che Marcus ritrova per caso dopo tanto tempo e che è stata una delle poche cose che i tre ragazzi non hanno potuto condividere.
E' un libro che si legge tutto d'un fiato, Il libro dei Baltimore, perché le sue 500 e più pagine vanno giù che è una bellezza. Oltre che dotato di una scrittura piacevole, Dicker si dimostra maestro nell'arte di tener desta l'attenzione del lettore con piccoli trucchi e stratagemmi. Il conto alla rovescia sulla Tragedia, il cui fantasma aleggia per tutto il romanzo, il racconto di fatti che, ci dice, prepararono il terreno a questo fatidico evento e altre domande e dubbi disseminati qua e là. Gli si perdona persino di non aver approfondito alcuni legami tra i personaggi, che forse avrebbero meritato qualche spiegazione in più, e di non aver fornito descrizioni più precise dei protagonisti. La storia, comunque, va avanti e intriga con un finale che, più che un colpo di scena, invita a riflettere. Perché le cose (e le persone) non sono sempre come appaiono, anche quando crediamo di conoscerle come noi stessi. Perché il giudizio degli estranei, per quanto carente di indulgenza, può essere più azzeccato di quello di chi ci vuole bene. Perché la forma, per essere perfetta, deve avere una sostanza che le corrisponda e la famiglia rimane una delle principali risorse e anche dei più grandi misteri della nostra società.
Il libro dei Baltimore di Joel Dicker, La nave di Teseo, traduzione di Vincenzo Vega
Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma