mercoledì 10 febbraio 2016

Come cuccioli

Hanno giocato con i videogiochi, il tablet, l'ipad, il nintendo e non so quale altra diavoleria, perché oggi ogni bambino col moccio al naso ha più strumenti elettronici che denti in bocca.
Poi è stata la volta dei cerchi e del bersaglio, riesumati da un vecchio armadio. Quindi hanno fatto a botte, per gioco, hanno sospeso per la merenda e hanno ripreso a combattere. Hanno scoperto "Luna Park", gioco da tavola anni '80 della sottoscritta.
Si sono rincorsi, si sono menati, hanno lanciato oggetti in aria senza danni permanenti a cose o persone, in un festoso concerto per risate e urla. Perché i maschi son così, hanno bisogno di giochi fisici. E di sfrenarsi.
Infine si sono accasciati sul divano a vedere i cartoni, arrampicandosi sulle sorelle che impedivano loro di stare seduti vicini. E mentre sullo schermo si alternavano cani e pompieri, sono scivolati lentamente sul tappeto, accasciati l'uno sull'altro, come due cuccioli stanchi.
Sarà che il sangue non è acqua, o che similis cum similibus facillime congregantur, ma questo cuginetto coetaneo, distante per sei anni e arrivato da pochi mesi sotto lo stesso cielo di Ieie, è stato per lui come scoprire di avere un fratello gemello con tanti lati in comune ma senza le gelosie della fratellanza. E vederli giocare fa tornare cucciola anche me.

P.S.
"Ma tu e la mia mamma andavate a scuola assieme?". Ho provato un tuffo al cuore a questa domanda della sorella grande del cuginetto, alias la cugina. Perché, nonostante la risposta se la sia data da sola ("Ah già, siete cugine"), fa male sapere che i bimbi di una persona con cui hai passato i tuoi sabato sul corso, con cui hai viaggiato, condiviso confidenze, amici, pasti e tante cazzate, di te sanno poco e niente. Mentre io della loro mamma conosco tutto l'ante, quello che c'è stato prima di diventare madre.
E' incredibile come la lontananza possa, se non uccidere quello che c'è stato, quantomeno nuocere gravemente alla giusta prosecuzione.
Bè, adesso speriamo di recuperare.

4 commenti:

  1. E' vero, accidenti, sarà anche vero che la lontananza - com'era? - attizza i fuochi intensi?... boh, non mi ricordo, ma comunque con le amicizie non funziona :-(

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    1. Le amicizie non muoiono per la lontananza, però è difficile, nonostante i passi avanti della tecnologia, che le cose siano come prima se non puoi spettegolare davanti a un caffè o piangere su una spalla amica nel momento del bisogno. E dialogare attraverso una tastiera a volte rende nervosi.

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  2. Fino ad un paio di anni fa Matteo ed io giocavamo alla "lotta", unica regola non farsi male. Con grande disappunto del "piccolo" abbiamo dovuto interrompere perché, non riuscivo più a contenerlo e finivo sempre per farmi male. Adesso ci gioca col papà ma durerà poco ancora: il bimbo comincia a crescere troppo anche per lui.
    Effettivamente però ho imparato molto dal praticare quel gioco: tra le cose più inaspettate, ad esprimere la mia autorità col gioco.
    Il mio nome di battaglia era: "supermammacattiva". Bei tempi...
    Baci e a presto.

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  3. Qui, invece, la passione per la lotta è roba recente e né io né il papà siamo disponibili a scendere in campo perché, nonostante Ieie sia piuttosto magrolino, quando ci si mette ha la mano pesante. A dire il vero lo temo anche quando si sfrena con gli altri bambini, perché ho paura che faccia male a qualcuno. Quando gliel'ho spiegato, aggiungendo che poi non sarebbero più venuti a giocare con lui, ha detto che avrebbe fatto piano "per finta".
    Grazie per essere passata di qui!

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