Figlio che sei arrivato per primo in una mattina fredda e tersa di un dicembre di qualche anno fa.
Figlio, che mi hai insegnato sin da subito che l'essere genitori comporta preoccupazioni.
Figlio, che sei curioso e fai mille domande alle quali mi piace rispondere.
Figlio, che ragioni come me, e non sono i tuoi dubbi a stupirmi, quanto il fatto che anche io li avrei formulati nello stesso modo.
Figlio, che anche se non chiedi affetto lo desideri.
Figlio, che hai antenne, radar e vibrisse e capti il non detto e sei ipersensibile.
Figlio, che anche se non chiedi affetto lo desideri.
Figlio, che hai antenne, radar e vibrisse e capti il non detto e sei ipersensibile.
Figlio, che hai sempre la rabbia e lo scontento a smuoverti ed agitarti.
Figlio, che ti lamenti anche quando ottieni ciò che chiedi.
Figlio, che scarichi sugli altri, su me, le tue frustrazioni dalle origini ignote.
Figlio, che fai di tutto pur di non ascoltarmi.
Figlio, che finisco spesso per sgridare, con dispiacere.
Figlio, che tu non ti ricordi, ma c'è stato un tempo in cui eravamo solo io e te, e riempivo i tuoi pomeriggi di giochi e di risate.
Figlio, che nessuno, oltre me, sa di quando gattonando mi cercavi nascosta dietro al divano per ridere come un matto una volta ritrovata.
Figlio, che oggi sono otto anni di te, e non so dire se sono troppi o pochi.
Figlio, che misuri il tempo con i tuoi vestiti sempre più grandi.
Figlio, che mi chiedo che uomo sarai e quanto di quel che sarai dipenderà da me.
Figlio, che mi chiedo che uomo sarai e quanto di quel che sarai dipenderà da me.
Figlio, che temo il giorno in cui non potrò più chiamarti il mio bambino, ma solo figlio mio.
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