Alle 18 arriva lei. Scooter grigio perla e casco rosa. Non avrà nemmeno vent'anni. Parcheggia (male) e scende verso la passerella di legno che costeggia il porto turistico. La percorre in un senso, poi nell'altro. Allunghiamo il collo per seguirla mentre si dirige verso i grandi yacht, poi torna e scompare nel senso opposto là dove la passerella si insinua tra gli scogli e si nasconde alla vista. A volte dopo un quarto d'ora va via, altre di lei si perdono le tracce. Ma è una presenza quotidiana. Su di lei abbiamo fatto le scommesse più assurde.
Va a cercare gli amici.
Va a fumare dove i genitori non possano scoprirla.
Va a incontrare il fidanzato.
Va a spiare il tipo che le piace.
Più o meno alla stessa ora arriva lui. Un ometto piccino, magro e bruno. Anche lui scende al porto e percorre la passerella. Se ne va camminando, seguendo ogni dì il medesimo itinerario. E sempre parlando al telefono. Con chi e di cosa non è dato sapere.
Ogni tanto arrivano loro. Non sono sempre gli stessi. Si muovono a gruppi dalla composizione variegata, ma hanno in comune l'utilizzo della medesima vecchia barchetta di legno, con un'improbabile vela e un motore da due, massimo tre cavalli.
Chiunque prenda possesso del natante impiega almeno un quarto d'ora per metterlo in moto. Normalmente sussistono anche problemi nel salire a bordo e nel mollare gli ormeggi ma, quando finalmente prendono il largo, la barchetta se ne va al ritmo di una moto chopper.
Com'è come non è, dopo un quarto d'ora d'orologio sono sempre di ritorno. Che, considerando le distanze e che a nuoto sarebbero più veloci, non arrivano nemmeno a superare l'imboccatura del porto.
Una domanda ci assilla. Dove vanno? Perché lo fanno?
Non è il davanzale di Miss Marple a St. Mary Mead, ma il mio al paesino. Però chissà se riuscirò a risolvere almeno un enigma.
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