Il giovane Arkàdij, fresco di laurea, torna dopo un'assenza prolungata nella tenuta del padre portando con sé il compagno di studi Bazàrov. Nonostante l'enorme gioia suscitata dal ritorno del ragazzo, sin da subito si delineano le differenze nel modo di pensare di giovani e vecchi. Arkàdij, trascinato dall'esempio del carismatico amico, fa parte dei nichilisti, coloro che non credono e non rispettano niente e si scontra con l'attaccamento alle tradizioni del buon padre e, ancor di più, dello zio Pàvel, soldato in pensione, rigoroso conservatore, per il quale senza principi "non si può muovere un passo, non si può nemmeno respirare".
Per sfuggire al clima teso venutosi a creare a Mar'ìno, i due amici decidono di andare a trovare i genitori di Bazàrov, ma prima di arrivare, per una serie di circostanze si ritrovano ospiti della giovane vedova Odincòva che metterà in crisi lo sprezzante Bazàrov. Infatti, in barba a tutte le sue filosofie in base alle quali un uomo che punta la sua vita sull'amore "non è più uomo, ma solo un essere di sesso maschile", il ragazzo si ritrova inspiegabilmente innamorato di lei. Rifiutato dalla bella vedova, torna dai genitori dove cercherà di riprendere studi e riflessioni, con un senso di inutilità ad opprimerlo.
Padri e figli è, se non erro, il romanzo più famoso di Ivan Turgenev e mette in scena il tema del conflitto generazionale visto, ovviamente, all'epoca dello scrittore, ovvero a metà dell'Ottocento.
Come molti romanzi russi racconta vicende lontane da noi sia per epoca che per trazioni, essendo la cultura russa diversa sotto molti aspetti da quella dell'Europa Occidentale. Tuttavia la grandezza della letteratura russa sta, a mio avviso, nella capacità dei suoi scrittori di trattare temi senza tempo, riuscendo a colpire la sensibilità del lettore contemporaneo.
Se non si è capito, insomma, amo molto gli scrittori russi, nel mondo rurale che raccontano, segnato vistosamente dalle stagioni e dalla natura, aleggia un'anima antica capace di parlare anche a noi. Tuttavia Padri e figli, per quanto tratti di un tema che si ripropone sempre, ovvero il conflitto generazionale, mi è sembrato al di sotto di tanti altri capolavori della letteratura russa. I due giovani protagonisti non risultano simpatici: inesperto e ingenuo Arkàdij, che si fa trascinare dall'amico, superbo e parolaio Bazàrov, che non si capisce, alla fin fine, dove voglia andare a parare.
Sicuramente i quasi due secoli passati influiscono sulla resa, ma la sensazione è che ci sia qualcosa di incompiuto.
Restano, comunque, le meravigliose descrizioni dei personaggi e degli ambienti e la capacità di Turgenev di fondare il romanzo prevalentemente su dialoghi in grado di delineare con precisione chirurgica i protagonisti.
Insomma, non resterà tra i miei russi preferiti, ma alla fine, se vi piace il genere, ne vale sempre la pena.
Padri e figli di Ivan S. Turgenev, Crescere edizioni, traduzione di Franco Romanini
Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma
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