Tu pensi che sia estroversa, che giochi e parli con gli altri bambini libera dalle timidezze che caratterizzano la sua famiglia. Perché lei è una che chiacchiera sempre. E ti racconta cosa ha fatto alla materna con i compagni di scuola. Perché, quando aspettiamo Ieie all'uscita dalla primaria, se c'è qualche amichetto lo raggiunge a giocare, prima ancora che la chiamino festosi per invitarla a unirsi a loro. Perché, guai a perdersi un compleanno, lei è sempre in prima linea.
Poi scopri che si è aperta molto (Davvero, rispetto a quando?), anche se mantiene un carattere più riservato rispetto agli altri compagni.
Per te è la piccola di casa, con la voce da Masha e il dito in bocca, una bambolina in mezzo al resto dei bambini, un pupazzetto in cerca di coccole. Imprigionata nel suo ruolo di figlia piccola, così come il fratello maggiore è costretto ad essere il bambino grande da quando aveva due anni.
Invece ti dicono che è cresciuta, molto, e si vede. Qualcuno, non ricordi nemmeno chi, suggerisce che, benché sia la più piccola della classe, la differenza con i compagni non si noti.
A te racconta di un compagno nuovo, è il mio fidanzato, aggiunge orgogliosa, e quanto più la mamma l'ammonisce di smetterla, tanto più lei lo ripete. M. ha fatto questo, M. ha fatto quello. Sai che mi dice M.? E P.? domandi. Il famoso P., amichetto speciale dal primo anno che fine ha fatto? E' cattivo, risponde, mi tratta male. Bé, se la tratta male.
Sì, però poi salta fuori che lei e P. siedono accanto, si danno coraggio l'uno con l'altra, sono gli stessi amici di sempre. Forse, M., che ha una carattere esuberante e aperto, esercita un certo fascino. Chissà.
Dai colloqui con le maestre emergono sempre i figli che non ti aspetti. Tu li vedi in un certo modo, ti fai un'idea di loro, ma poi chi li osserva vivere la loro vita fuori dalla famiglia, ti restituisce un'immagine diversa da quella che, come genitore, avevi costruito.
Con la Lolla, poi, il gioco è scontato. Troppo diversa da me perché io possa districarmi nella matassa del suo io. Non è come Ieie, che mi riflette nei gusti, nel carattere, nel relazionarsi con gli amici, nel modo di pensare e persino nelle fissazioni. Lui è me, solo declinato al maschile, e a volte lo capisco talmente bene che mi sembra di essere nella sua testa e di leggergli nel pensiero.
Ma lei è un libro da decifrare, una strada da percorrere, un racconto sconnesso (come quelli che spesso fa) da seguire, oppure no. E' un punto interrogativo, il più grande a cui debba rispondere.
Da chi mai avrà preso?
Che momento strano dev'essere, quando un figlio comincia ad assumere un'identità per gli altri diversa da quella che ha per noi.
RispondiEliminaStrano, ma affascinante. Tormenterei le maestre per ore a parlare e chiedere di loro. Per fortuna che il buon senso ogni tanto ci frena...
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