martedì 16 luglio 2019

Italia-Francia: quel che non ti aspetti varcando le Alpi

Una delle cose che mi piace fare di più quando vado all'estero, è guardarmi intorno e analizzare usi e costumi in voga nelle altre parti del mondo. Così facendo è naturale che scatti il confronto, ma ritengo di essere sufficientemente imparziale per non cadere nel solito cliché dell'italiano che disprezza il caffè straniero o ne rifiuta la cucina perché la pasta mica sanno cos'è o non si arrende all'idea che non troverà un bidet nel bagno manco a pagarlo oro. Cioè, non che alcuni di questi pensieri non mi sfiorino (specialmente sul caffè, ho delle teorie molto restrittive), ma sono dell'idea che quando vai a casa altrui non puoi pretendere di trovare le tue stesse abitudini. Tanto vale calarsi nella cultura che ti ospita e sperimentare.
Questo tipo di approccio mi ha permesso di evidenziare gli aspetti positivi che di volta in volta ho incontrato all'estero, prima di tutto il fatto che spesso le città straniere sono molto più pulite e ordinate delle nostre. Anche nella Loira, la gran parte dei villaggi (e città) si distinguevano per essere talmente impeccabili da parere finti.
Blois, tipico borgo della Loira
Ma, ordine a parte, ci sono stati altri aspetti che mi hanno fatto notare, con orgoglio, che anche noi italiani, su alcune cose, siamo più bravi.
1 - Che tu vada in un albergo o in una casa vacanza, in Francia nessuno ti chiederà un documento di identità. Puoi prenotare anche a nome di un noto terrorista, tanto non verranno a controllare. Oppure puoi essere un noto terrorista e prenotare a nome di Mario Rossi che forse è anche meglio. E se sei in fuga con dei bambini rapiti, un albergo in Francia è il posto migliore dove rifugiarti, perché non verificheranno mai che siano i tuoi figli.
In Italia questo non succede, e dopo tutti gli attentati che ci sono stati, non me l'aspettavo.
2 - Qualcuno dovrebbe dire ai francesi che nell'era di Booking &Co. lavorare nel turismo e avere una conoscenza elementare (nel senso uguale a quella di un bambino delle elementari), dell'inglese, non ti rende superiore, né fa grandeur, ma ti rende solo molto ignorante. E ridicolo. Soprattutto se un bambino di dieci anni si diverte a mettere in difficoltà i camerieri con un Can I have some bread please?.
Perché sarà pure vero che anche in Italia siamo lontani dagli standard di conoscenza dell'inglese del Nord Europa, però  devo ammettere che da parte di ristoranti e negozi nostrani ho visto un maggior impegno di quello riscontrato in Francia.
E poi, lasciatemelo dire, l'inglese va pronunciato all'inglese. Ché se mi sento dire che sono orlì a me mi viene da pensare all'aeroporto, mica che sono in anticipo.
3 - Qui non è questione di bidet, urge fare qualcosa, subito, per i bagni francesi. A parte che loro la chiamano salle des bains e sono dei buchi, ma il fatto che siano spesso senza finestre e aeratori e con i tubi del wc che corrono lungo i muri, li rende veramente inguardabili. Chiamate Andrea Castrignano, s'il vous plait.
Ma siccome ho detto che sono imparziale, bisogna dare a Cesare, o in questo caso forse è meglio dire a Vercingetorige quel che, va be' ci siamo capiti.
Se c'è una cosa che ho apprezzato tantissimo dei francesi è la loro scarsa dipendenza dagli smartphone. Vai a cena fuori e li vedi, adulti, ragazzi e bambini, che parlano e ridono tra di loro. I telefoni sono lì sul tavolo, ma nessuno, e dico nessuno, si isola in una bolla a spulciare lo schermo. Né mi è capitato di vedere pargoli intenti a mangiare sotto l'effetto ipnotico di You Tube. Andate in un qualsiasi locale italiano e ditemi se la scena è la stessa.
E aggiungo, tra l'altro, che a Clos Lucet ho analizzato tutte le scolaresche di età compresa tra gli undici e i tredici anni in gita nel parco e non ho visto un solo alunno, neanche per un minuto, armeggiare con un cellulare, neppure quando gli insegnanti li lasciavano girare in libertà. E il confronto con l'Italia stavolta lo risparmio proprio.
Il parco di Clos Lucet con le invenzioni di Leonardo a uso e consumo dei bambini
Ma, come si dice, tutto il mondo è paese e noi italiani, si sa, siamo quelli spaghettipizzamandolino e...mafia, in altre parole universalmente noti come furbacchioni matricolati. Ebbene, sappiatelo, i francesi non sono da meno.
Abbiamo prenotato gli alloggi per la nostra vacanza tramite Booking (e fin qui nulla di nuovo). A Tours, dove avevamo scelto un hotel, scopriamo che la nostra sistemazione è in realtà un albergo a conduzione familiare, in pratica una casa trasformata in albergo e gestita dai suoi proprietari e anche qui nulla di eclatante, poiché ho letto che questa pratica è abbastanza comune in Francia.
Ad accoglierci una signora di mezza età in un salottino/reception decorato con ritratti di famiglia, poltrone di legno e stoffa, mensole e ninnoli in una scena che mi fa pensare tanto a Miss Marple. Sarà che siamo italiani, e non si fida, ma prima di condurci alla camera ci chiede di saldare in anticipo le tre notti per la cifra pattuita al momento della prenotazione. Diamo una carta di credito, la inserisce nel Pos e ci dice che, purtroppo, non va, mostrandoci lo scontrino della mancata transazione. Stessa storia col bancomat, al che io e mio marito ci guardiamo perplessi perché quelle carte, poche ore prima, in autostrada, avevano funzionato, ma comunque risolviamo col contante.
Figurarsi la nostra sorpresa quando, tornati in Italia, mio marito controlla la posta elettronica e trova una mail con cui Booking, alcuni giorni prima, ci avvisava che l'albergo di Tours da noi prenotato, aveva modificato il prezzo pattuito tagliandolo di quasi il 50%.
Cos'era successo? La dolce vecchietta aveva inviato a Booking una richiesta di modifica del prezzo e, confidando che noi ne sapessimo nulla, ci ha fatto pagare l'importo per intero, in contanti, senza lasciarci uno straccio di ricevuta in modo da consegnare a Booking una percentuale più bassa.
Ecco, in tanti anni di viaggi con Booking, in Italia e fuori, una furbata come questa io non l'avevo mai vista e è proprio il caso di dire che, in materia di furbizia, pare proprio che  i cugini francesi abbiano qualcosa da insegnarci.


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