giovedì 12 novembre 2020

La torre di Babele

 Sono passati almeno venti giorni da quando la Campania ha decretato la chiusura di tutte le scuole e la diffusione dei contagi di Covid nella Regione, a quanto mi pare di capire, non ne ha minimamente beneficiato. Eppure la misura è ancora in vigore, anzi nel tempo è stata anche inasprita estendendosi alle materne. I bambini continuano ad essere tra le categorie più penalizzate. Loro, gli anziani e le persone immunodepresse o con altre malattie, ai quali si consiglia vivamente di rimanere in casa mentre i giovani e gli adulti, i veri untori, continuano ad ammassarsi nello struscio del week end, in feste clandestine o aperitivi da "strada", insofferenti, e indifferenti, alle regole. A loro, tutto sommato, tutto è consentito.
Sembra proprio che il coronavirus abbia mostrato tutta la fragilità delle nostre società, pronte a mettere da parte i più deboli, i bambini e gli anziani, per lasciare campo libero alle categorie che producono e spendono, quelle che fanno girare l'economia, in buona sostanza, e che quindi, nelle nostre società malate di profitto, hanno un superiore diritto di cittadinanza.
Guardate cosa siamo diventati, noi che abbiamo dimenticato il nostro passato e  il nostro futuro, proprio come quelle civiltà che nei secoli si sono condannate all'estinzione. Tutto sommato la pandemia ci ha mostrato il nostro riflesso, è stata la nostra nemesi, la torre di Babele di una società che credeva di essere invincibile e invece è crollata come un castello di carte.
L'individualismo occidentale è stato, tra le altre, una delle cause della nostra incapacità a contenere la pandemia. Nei Paesi asiatici, dove si è più propensi al sacrificio per il bene comune, c'è stato un maggiore rispetto delle regole che ha consentito di limitare la diffusione del virus, ma da noi, che ci crediamo superuomini, l'idea di indossare la mascherina per tutelare prima di tutto gli altri appare quasi ridicola (qui e qui due letture interessanti). E così anche le mamme che invocano la chiusura delle scuole, perché "è come quando c'era la guerra", concedono ai figli di organizzare festicciole di Halloween clandestine perché "poveri bambini, neanche Halloween possono festeggiare". Chiedetelo ai vostri nonni se, ai tempi della guerra, avrebbero trovato normale violare il coprifuoco per un veglione di Carnevale.
E qui torniamo alla scuola. Perché è evidente e lampante che, per educare i cittadini del domani al rispetto delle regole, la scuola ha un ruolo fondamentale. Facciamo tornare i bambini a scuola per insegnare loro a diventare cittadini rispettosi e consapevoli dei loro diritti e doveri. Per spiegare che uno Stato non è solo il Pil e i Dpcm, ma un insieme di principi comuni, di valori condivisi e che si avanti tutti insieme e non da soli. Facciamo tornare i bambini a scuola, perché imparino dagli errori del passato. Facciamo tornare i bambini a scuola, perché sono proprio quelli delle fasce socio culturali più basse a rischiare di rimanere ai margini del sistema, economico, culturale e sanitario.
Facciamo tornare i nostri ragazzi a scuola perché l'istruzione è un'arma potente contro ogni piaga, anche contro la malattia.

2 commenti:

  1. Un post da incorniciare.
    Siamo sempre stati senza memoria. E ora abbiamo solo il baratro davanti.

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    1. Grazie Mariella. Purtroppo dai racconti dei miei figli percepisco tutti i danni che la pandemia e la sua gestione stanno provocando nelle giovani generazioni. Ragazzi sempre più soli davanti agli schermi, situazioni familiari già fragili che vanno peggiorando. Ovviamente è uno dei tanti risultati di questo cataclisma che non ora c'è tempo di considerare, ma col quale presto o tardi faremo i conti.

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