Non ricordo bene come è iniziata. Era la prima media e io avevo fatto gruppetto con alcune bambine conosciute da poco, sentendomi accusare di tradimento dalle vecchie compagne delle elementari che erano ancora in classe con me. Lei occupava il banco dietro al mio, con i suoi voluminosi capelli ricci che era costretta a legare per non ostacolare la visuale ai compagni delle file posteriori.
In un modo o nell'altro dovemmo trovarci simpatiche, sentire, annusare, una certa affinità, perché un giorno mi invitò a casa sua. Ricordo esattamente che appena entrata, dall'ingresso scorsi la sua camera con un castello rosa fatto di costruzioni e alcuni gattini di ceramica che troneggiavano su una mensola. Quella casa mi pacque subito, e mi piacque la sua giovanissima mamma che sapevo aver vissuto all'estero e bilingue. Era simpatico anche il suo papà che giocava a nascondino con noi.
Fu l'inizio di una bellissima amicizia. Lei fu la prima amica che non era più solo una compagna di giochi, ma una confidente di quell'età meravigliosa e strana che è l'adolescenza. Cantavamo le canzoni di Sanremo leggendole da Tv Sorrisi e Canzoni, giocavamo in casa a pallavolo, sport di cui entrambe eravamo appassionate, lasciandoci dietro danni ancora visibili. Ma soprattutto facevamo lunghissime chiacchierate quando ci sembrava che solo in quello scambio reciproco potevamo trovare comprensione.
Furono due anni bellissimi. Poi un cambio di lavoro la portò via, in una città a oltre 800 chilometri. Tra le lacrime ci giurammo eterna amicizia.
Da qualche parte ho ancora il quadernone viola con lo scoiattolo su cui 28 anni fa scrisse l'indirizzo di casa sua, e la precisazione "portone verde scrostato" perché non avessi problemi a trovarlo. Ieri ci siamo riviste. Anche quest'anno, approfittando di una momentanea vicinanza, macinando qualche chilometro e rubando un po' di tempo alle ferie, agli impegni familiari e alla stanchezza, siamo riuscite a organizzare un breve incontro, un pranzo fuori con le nostre famiglie per vederci e aggiornarci, e ribadire che a dispetto del tempo che passa siamo ancora buone amiche.
Ed è stato bello scoprire che il desiderio di ritrovarsi era reciproco, nonostante per qualcuno in una domenica di luglio con temperature oltre i 30°, sarebbe più opportuno andare al mare .
Ma la verità è che adesso che il giro di boa dei quaranta si avvicina, non mi sembra più di avere davanti tutto il tempo del mondo, di poter recuperare i minuti che non si sono passati insieme e di poter riavvicinare gli amici che avevo accanto. Adesso più che mai so che quelle lacrime che versai quando lei se ne andò, erano quanto di più vero poteva esserci. La mia amica sarebbe andata via per sempre e quei lunghi pomeriggi insieme non ci sarebbero stati più.
E allora se bisogna rubare briciole al tempo, in due si fa meno fatica.
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