E' stata un'estate strana, stretta tra una primavera che non abbiamo vissuto e un autunno sul quale non abbiamo controllo.
Ci avevano detto che ne saremmo usciti migliori. Non ne siamo usciti e di certo non siamo migliori. Cretini ci siamo coricati e cretini ci siamo alzati.
Scene di quotidiano divertimento al paesino in barba alle norme sul distanziamento |
Come ogni estate il paesino ci ha accolti con il suo mare e i nostri amici, pronti a darci calore e conforto dopo tanti mesi di vita "sterilizzata". A dire il vero non abbiamo fatto granché, quest'anno il numero di turisti in Salento, anche nel piccolo paesino, è stato ogni oltre previsione. Una fiumana impazzita che ci ha invaso costringendoci a un agosto particolarmente sacrificato. Siamo andati a mare solo perché abbiamo un gommone con cui potevamo evitare la spiaggia, ma per il resto abbiamo passato gran parte del tempo nel cortile dei nostri amici e vicini di casa che ogni pomeriggio hanno accolto i giochi dei bambini e le nostre chiacchiere. Niente ristoranti o pizzerie e per alcune settimane neanche passeggiate sul lungomare, tante erano le persone in giro da trasformare una semplice passeggiata in una gimcana al cardiopalma.
Non è stato facile nemmeno ritornare a casa. Quella casa che, per quanto amata, è stata la nostra prigione per due mesi. Rinunciare alla prossimità degli amici, ai compagni di gioco, ai genitori che adesso che riprenderà la scuola abbiamo timore di andare a trovare è stata una sensazione al limite della depressione. Tanto più che non è possibile fare un pronostico su cosa ci aspetta. Programmare il tempo da ora a venire è un rebus senza uscita.
Inutile rimpiangere il passato o chiedersi cosa ci porterà il futuro, bisogna vivere e apprezzare il presente è una delle tante perle con cui ci infiocchettano la realtà. Ditelo a uno che non sa come pagherà le tasse di domani, di godersi il presente. Sono curiosa di sentire cosa vi risponderà. Io comunque, per dare credito a queste perle, e anche per cercare di orientarmi tra le nuove regole sulla scuola per cui il ragazzo resta a casa anche senza febbre, ma con un semplice "sintomo riconducibile al Covid" (raffreddore? naso chiuso? mal di gola? anosmia?), ho deciso di non iscrivere i bambini ad alcun corso. Niente sport, niente inglese, niente di niente. Mi dispiace tanto, ma finché non sarà chiaro cosa succederà in presenza di casi sospetti devo limitare i contatti con altri bambini al minimo indispensabile.
Sia chiaro, sono contenta che la scuola inizi, è necessario. E non perché sia una mamma esaurita che non vede l'ora di appioppare i propri figli alle insegnanti (altra perla sentita), ma perché credo che, oltre al profondo baratro di ignoranza in cui i ragazzi sono stati precipitati, i ragazzi abbiano bisogno di vivere la loro vita. Rinchiuderli in casa a rimbecillirsi con la pseudo Dad non è la risposta. State voi a sentire un tizio che vi parla dal francobollo dello smartphone mentre il citofono suona, il cane abbaia e vostra sorella litiga con la mamma perché non vuole fare i compiti.
Ma ovviamente c'è la pandemia, signora mia. E' come una guerra: che forse vostra nonna pensava alla scuola durante la guerra (ennesima perla)? Ora, a parte che mia nonna negli anni Quaranta aveva 30 anni e un figlio neonato, dei suoi racconti ricordo la fame nera, i bombardamenti, la fame, la fuga dalla Roma occupata dai nazisti e, non so se l'ho detto, la fame, un concetto che mi ripeteva con insistenza. Mio padre, che invece all'epoca faceva le elementari, non mi risulta abbia perso un sol giorno di scuola a causa della guerra. Quindi lasciamo stare la guerra, please. Ed evitiamo di affibbiare a una madre che vorrebbe che suo figlio riprendesse a studiare anziché languire davanti alla Playstation, l'epiteto di dolente media riflessiva che fa tanto snob radical chic. Signora mia.
Che poi lo so che se i ragazzi si annoiano e passano il tempo davanti a uno schermo è colpa di noi mamme che non dedichiamo loro attenzione. Come la giri e come la volti è sempre colpa nostra. Noi mamme che in sette mesi ancora non abbiamo predisposto una tabella di attività varia e composita per intrattenere i nostri figliuoli tutto il giorno tutti i giorni.
Poi guardo mia figlia, che negli ultimi sette mesi è cresciuta tanto, lasciandosi sempre più spesso andare a improvvise quanto inspiegabili scenate isteriche (sarà stata la quarantena, sarà la crescita? Boh), la guardo mentre scrive ed evita accuratamente di usare "e o a ai anno" perché ha difficoltà a capire quando mettere l'accento e l'h. Lei, promossa con tutti 10, non sui risultati raggiunti, spiegava la pagella, che quelli nessuno li conosce, ma per l'impegno nella consegna dei compiti, nelle lezioni on line (cioè tipo 4 ore di lezione in tre mesi) per la "partecipazione" insomma. La guardo e penso preoccupata che tra un anno, con questo (scarso) bagaglio di istruzione approderà alle medie. Come farà? Ma ovviamente anche in questo caso, scava e cerca e vedrai che è colpa della mamma, signora mia.
Comunque io domani sarò felice come fosse il primo giorno del primo anno. Sarò felice e sarò preoccupata, perché non sono una pazza sconsiderata che non vede l'ora di togliersi i figli di torno. Sarò felice e commossa e questo mi fa ancora più arrabbiare. Perché non ci si dovrebbe emozionare e commuovere per la normalità.
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