Un quartiere, una strada, il vicinato, una casa, un giardino come metafora della vita. Come scenario e simbolo del cambiamento, obbligato e necessario, quando tutto quello che credevi essere il tuo mondo a un tratto non c'è più.
The year I met you, l'ultimo romanzo di Cecelia Ahern, ci fa conoscere Jasmine, trentenne di successo la cui vita è scandita febbrilmente dal lavoro. La sua routine collaudata si spezza quando la società che ha contribuito a fondare decide di licenziarla costringendola, come previsto dalle clausole contrattuali, a prendersi un anno sabbatico prima di poter cercare un nuovo impiego. Per Jasmine, abituata a gestire il tempo in base agli appuntamenti lavorativi e a inserire ogni altro impegno negli interstizi rimasti, trovarsi improvvisamente a casa, senza niente da fare, diventa un incubo a occhi aperti, ma talmente aperti..che non riesce nemmeno più a dormire e si ritrova spesso a sbirciare dalla finestra le vite dei vicini e in particolare di Matt, odiato dirimpettaio, che con le sue notti brave tiene in subbuglio tutta la strada.
D'improvviso il microcosmo che la circonda, totalmente ignorato per anni, diventa un palcoscenico che la distrae e allo stesso tempo la aiuta a dare un nuovo senso alla sua esistenza, partendo proprio dal giardino di casa, che Jasmine aveva fatto ricoprire da una più pratica pavimentazione, che diventerà un laboratorio per dare sfogo alle energie represse, un pensatoio per liberare la mente fino a tornare a rifiorire di nuova vita. E anche la vita di Jasmine prenderà strade mai battute e le sue giornate, e notti, si intrecceranno con quelle dei vicini e in particolare di Matt, che con lei si troverà a condividere un comune destino.
Come molti romanzi di Cecelia Ahern, anche The year I met you pone la protagonista di fronte a un cambiamento imprevisto. Che sia la morte prematura del marito in P.S. I love you (da cui è stato tratto l'omonimo film con Hillary Swank, Gerald Butler e Jeffrey Dean Morgan), le giravolte della vita in Love, Rosie o uno sbaglio sul lavoro come in I cento nomi, i personaggi della Ahern si trovano a fare i conti con i propri errori, a esaminare la propria vita e a esaminarsi fino ad abbracciare il cambiamento come passaggio obbligato per stare bene con se stesse. Il tutto attraverso trame originali, a volte bizzarre, per giungere a un finale lieto ma non prevedibile, con le protagoniste che dovranno cercare e perseguire la felicità giorno per giorno.
The year I met you è una letture fresca, adatta all'estate. Purtroppo da quel che ho capito non è stato ancora tradotto in italiano come altre opere della Ahern, ma è comunque godibile in lingua originale anche per chi, come me, non è esattamente un madrelingua inglese. In quel caso, diventerà anche un ottimo modo per esercitarsi!
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