mercoledì 12 agosto 2015

Via col vento

Non sono per i romanzi d'amore. Non che non mi piacciano, ma credo creino assuefazione e, in più, portano a una visione distorta della vita. Alla fine di queste storie, infatti, ti rimane sempre un senso di inadeguatezza, - perché a me non succede mai, ti chiedi (ma neanche alla tua amica, alla collega d'ufficio o alla vicina di casa, eh) di incontrare uno bello e impossibile che perde la brocca per me al punto da arrampicarsi sui ponti come Manolo, ghiacciarsi nel mare o scalare una scala antincendio a Los Angeles? - del tutto ingiustificato, come se dopo aver letto Harry Potter rimpiangessi di non essere andato a studiare a Hogwarts.
Invece amo i classici della letteratura perché raramente tradiscono (le aspettative) e raccontano storie senza tempo che lasciano il segno.
Via col vento, di Margaret Mitchell, è appunto un classicone che molti, me per prima, conoscono per aver visto l'omonimo film con Vivian Leigh e Clark Gable. Da tempo mi ero proposta di leggere il libro, solo ora l'ho fatto e, dopo aver consumato rapidamente le sue 1.100 pagine mi sono chiesta perché ho aspettato tanto. L'ho trovato appassionante, avvincente, interessante, una storia d'amore, ma non solo e non tanto, perché il tema d'amore è diluito all'interno del racconto storico e della saga familiare e la scena è retta da una serie di personaggi che danno spessore a un racconto vivo e palpitante. 
La trama è abbastanza nota. Rossella O'Hara, giovane rampolla di una ricca famiglia di piantatori di cotone della Georgia, è bella, egoista e spregiudicata. Non si fa remore, con la sua civetteria, a mietere cuori fra i giovanotti della contea, solo per il gusto di vederli cadere ai suoi piedi. L'unico che le interessi veramente, Ashley Wilkes, è però destinato a sposare l'insignificante Melania, sebbene Rossella, che sa di essere da lui riamata, non voglia arrendersi a questo matrimonio. Lo scoppio improvviso della guerra di secessione getta nello scompiglio il loro mondo fatto di abbondanza, feste e balli. Rossella si ritroverà sposata a Carlo, un uomo che non ama e che ben presto morirà. Ad Atlanta, dove dovrà convivere proprio con Melania, passerà dall'illusione della vittoria del Sud, alle tragedie della sconfitta. La guerra, la fame, la disperazione, induriranno il suo cuore e accentueranno il suo egoismo, al punto che, pur di risalire la china, Rossella non guarderà in faccia a niente e a nessuno, mettendo a tacere la coscienza con la famosa frase "ci penserò domani".
Negli alti e bassi della sua vita, fa capolino Rhett Butler, l'uomo dagli occhi neri e dal sorriso cinico, audace, sardonico, spudorato, esuberante, malizioso e malfido. Un avventuriero che con le sue frecciatine è l'unico a leggere nel cuore di Rossella e a saperle tenere testa. Il personaggio è finemente cesellato dalla Mitchell che, attraverso sguardi sapientemente descritti e dialoghi magistrali, crea un perfetto mascalzone rubacuori (insomma datemi un Rhett Butler e vi solleverò il mondo) e punteggia il romanzo con una storia d'amore che in realtà si dispiegherà solo nella parte finale del libro, riuscendo ad essere appassionante ma non scontata, con un fitto sottotesto psicologico.
La bravura della Mitchell sta nell'aver saputo costruire personaggi credibili, nell'aver dato loro un'anima e averteli fatti amare, anche contro la tua volontà. Perché, diciamoci la verità, nella realtà a una come Rossella come minimo le strapperesti i capelli, e invece sei lì a fare il tifo per lei nonostante non se lo meriti proprio. E dopo esserti chiesta per pagine e pagine 'Ma che ci troverà in quello scipito di Ashley?', ecco che alla fine ti appare pure il primo amore, tuo o di qualche amica, quello su cui spesso ci si fissa contro ogni logica (nel senso che tutte ti avevano avvisato dell'abbaglio, ma solo tu continuavi a non vedere la realtà) e che qualche donna, dopo anni, continua a conservare nel cuore rivestendolo dell'ideale dell'uomo (e dell'amore) perfetto.
Molto bella è infine la ricostruzione storica della guerra che offre un punto di vista diverso al riguardo, mettendo in crisi le quattro nozioni che di solito impariamo sui libri di scuola. Il conflitto è visto dalla parte dei Confederati sconfitti e il racconto fa riflettere su come spesso vincitori e vinti siano fatti delle stesse meschinità. Anche lo schiavismo viene trattato fuori dai soliti luoghi comuni e dalla trama si intuisce come mai, dopo una guerra vittoriosa nata per liberare i neri, ci sia stato quasi un secolo di segregazione razziale.
Che dire altro? Via col vento è stato una vera sorpresa, uno dei libri più belli che ho letto negli ultimi tempi, di quelli che ti fanno fare pace con la letteratura. Io avrei voluto che non finisse mai e posso solo invidiare chi ancora deve leggerlo. Anche se gli consiglieri di non aspettare troppo.


Via col vento di Margaret Mitchell, Oscar Mondadori, trad. Di Ada Salvatore ed Enrico Piceni

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