sabato 8 agosto 2015

Principessa

L'altra sera a un certo punto tu e un'amichetta più piccola di te, vi siete abbracciate. Non so chi abbia stretto l'altra per prima, se tu, la piccina di appena un anno o se sia stato un gesto di entrambe. Fatto sta che noi adulti abbiam tirato fuori gli smartphone per immortalare il gesto e al grido di "checcarine" vi invitavamo a non muovervi.
Anch'io ho fatto le mie foto, venute male perché troppo di sbieco rispetto a voi, eppure nel rimirarle ho avuto un tuffo al cuore. Ti ho vista, con i capelli che ti ricadevano sugli occhi dallo sguardo un po' contrariato, forse perché costretta in quell'abbraccio che ormai aveva perso la sua spontaneità, e il mento che, inquadrato di tre quarti, sembrava allungarsi abbandonando le forme rotonde dell'infanzia. E d'un tratto è stato come se ti avessi osservata con altri occhi, come se io non fossi più la tua mamma, ma un'estranea pronta a coglierti in un'altra luce. E così a dispetto dei tuoi quattro anni e della voce da cartone animato, in quella foto ho avuto una rivelazione, un presagio, un'anticipazione di quello che sarai. Mi è sembrato di vederti tra qualche anno, le spalle strette nel fisico segaligno, i capelli lunghi e scarmigliati, non per qualche nuova moda ma perché c'è sempre una fase selvaggia che fa seguito ai premurosi spazzolamenti materni, il visino allungato in cui luccicano due occhioni imbronciati, perché a una certa età essere scontrosi è normale, lo so perché ci sono passata anch'io e dopotutto, nonostante il tuo perenne sorriso, sei pur sempre mia figlia. Ti ho visto e mi sei sembrata bella. Bellissima. Ho visto la crisalide, il bocciolo della donna che diventerai e davanti a questa fugace anteprima, seppur felice, è stato come se il mio cuore percosso andasse in frantumi.

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