L'altro giorno guardavo le foto fatte a Gardaland da Chiara Ferragni. Premetto che non ho nulla contro di lei, anzi ritengo sappia fare molto bene il suo lavoro, per cui questo non vuole essere l'ennesimo post denigratorio nei suoi confronti. Semplicemente leggendo il tag supplied sotto a ogni scatto in cui lei il suo bambino e una comitiva di amici e parenti venivano immortalati al parco divertimenti, non ho potuto fare a meno di elaborare una considerazione.
Ora. So bene che offrire gratis il proprio prodotto a un Vip è una delle strategie di marketing più comuni e che il mancato introito per qualche biglietto donato sarà ampiamente compensato dalla marea di persone che andranno a Gardaland dopo aver visto le foto della Ferragni, ma so bene, anche, quanto costi andare in un parco divertimenti. Meno di venti giorni fa, infatti, abbiamo portato i bambini allo Zoosafari di Fasano. Quattro biglietti, di cui solo uno ridotto perché abbiamo scoperto con rammarico che il dodicenne paga come un adulto, ci sono costati una bella sommetta. Ma va bene, rivedere gli animali era una promessa che avevamo fatto ai bambini/ragazzi che dopo questo periodo difficile avevano bisogno di respirare un po' di normalità.
A dire il vero mai, come in questo momento, credo che tutti i bambini/ragazzi abbiano bisogno di evasione, però mi rendo conto che non tutte le famiglie sono in grado di sborsare un centone e più in un colpo solo. Specialmente se numerose e se i genitori hanno potuto riprendere a lavorare solo da poco e con tutte le incertezze del momento. Ecco che allora è scattata la mia riflessione sulle foto della Ferragni che, in un altro momento, mi avrebbero lasciata indifferente. Non ho potuto fare a meno di pensare che, a fronte di tanti ragazzini che meriterebbero di svagarsi in un parco divertimenti, ma che non possono permetterselo, proprio a lei è stato offerto di farlo gratuitamente, proprio lei che, senza colpo ferire, avrebbe potuto pagare i biglietti per sé e tutti gli amici e parenti al seguito.
Tutto qui.
E qui arriva un'altra riflessione che riguarda Instagram e gli influencer in generale. Io ne seguo diversi e lo faccio perché mi piacciono, evidentemente. Ogni volta che fanno una sponsorizzazione, che sia una casa vacanze, un elettrodomestico, del make up o un ristorante, tutti quanti si premurano di dire che scelgono accuratamente ciò che pubblicizzano e accettano solo prodotti della cui bontà sono assolutamente convinti. Non ho motivo di non crederci, tuttavia, pensando attentamente a ciò che vedo, rimango perplessa.
Quando devo acquistare qualcosa in rete, infatti, o se scelgo un ristorante su TripAdvisor, una delle prime cose che guardo (e non credo di essere l'unica) è il prezzo. Un locale, o un prodotto, per quanto bellissimi, vengono scartati se troppo cari. Allora mi chiedo, si può essere veramente obiettivi nel recensire qualcosa se non la si è pagata di tasca propria?
Diciamolo senza giri di parole: non andrei mai e poi mai in una casa vacanze di lusso sapendo che il soggiorno, per quanto stupendo, mi costerà pezzi e pezzi da cento. E questo a prescindere dal fatto che abbia o meno i soldi per pagare. Tuttavia se qualcuno fosse così generoso da offrirmi un fine settimana in una villa con piscina, terrazza con jacuzzi e rifiniture di lusso (anzi, se addirittura mi pagasse) e se il posto incontrasse i miei gusti, non avrei remore a raccontare quanto si stia bene. Ma, detto questo, se il soggiorno fosse a mie spese, opterei meglio per il mini appartamento col cucinino nascosto da una porta a soffietto e le coperte quadrettate vintage.
Ecco allora, che si insinua il mio dubbio. Sono davvero onesto se nel dire un gran bene di un prodotto non l'ho pagato? Sarei così entusiasta se per averlo avessi dovuto sborsare un bel po' di soldi? Perché, dopo tutto, il prezzo è uno degli elementi fondanti per giudicare un acquisto. Quante volte dopo aver fatto compere ci siamo detti "Bello sì, ma non vale il costo"?
E no, non basta puntualizzare come spesso fanno gli influencer "Se non me l'avessero regalato me lo sarei comprato" che è un po' come dire a una persona che non sa se farsi operare a cuore aperto "Se fossi al posto tuo lo farei", perché la verità è che al posto suo non ci siamo.
Un'ultima domanda, infine, per quegli influencer che oggi dicono un gran bene dell'aspirapolvere XY, bello, bellissimo, un vero portento, indispensabile (se non fosse che costa un occhio della testa) e qualche mese dopo ripropongono lo stesso quadretto con l'asiprapolvere YZ, stupendo, fa tutto lui e ti costa l'occhio che ti è rimasto.
Ecco, cari miei, ditemi la verità: se aveste dovuto pagare voi, quale dei due avreste scelto?
Ciao Valeria, come scrivevo non ho niente contro la Ferragni o chi, come lei, usa i social per lavorare. Tanto di cappello perché io non ne sono capace e, come dici tu, a me nessuno si sognerebbe di offrire alcunché. Ma il problema non è questo, il problema, in un momento simile, è tornare con i piedi per terra, guardare in faccia il disastro economico e sociale che il Covid ha prodotto e porsi qualche domanda in più sul malessere di tante famiglie e tanti ragazzi.
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